L'intelligenza artificiale ha fatto anche cose buone
Per chi ha ancora paura della tecnologia in sé, e non di come si decide di farne un business.
Giovedì 15 Giugno a #ScienzaPop, in compagnia di Donata Columbro e Chiara Organtini, parleremo della paura della tecnologia, un problema figlio di un problema più grande, cioè il tecnodeterminismo, che spinge ancora molti a “dare la colpa a internet” di un sacco di cose: dal populismo, alle fake news, al dilagare del discorso d’odio, alla conseguente crisi della democrazia, alla “fine della cultura”.
Essere tecnodeterministi è un ottimo modo per sviare l’attenzione dalle vere cause dei problemi, per individuare le quali un buon sistema è chiedersi, ogni volta “a chi giovi” un certo utilizzo dei media. Negli anni ‘90, per esempio, avremmo potuto chiederci a chi potesse tornare utile una televisione ridotta a mezzo per promuovere merci, invece di prendersela col televisore in sé, magari proclamando con orgoglio di non averne uno in casa. E oggi può essere utile chiedersi se il problema della spettacolarizzazione della cronaca e delle fake news abbia a che vedere con TikTok, e non magari con la piega che ha preso l’informazione già molto prima che nascesse Internet, come ho spiegato al GR1 qualche giorno fa commentando le clip virali che hanno stravolto la vicenda del femminicidio di Giulia Tramontano.
L’intelligenza artificiale è solo l’ultimo dei temi che finiscono in questo tipo di tritacarne neoluddista. Come mi ha suggerito la co-fondatrice di Her Oriana Persico, in questi giorni improvvisamente ci esaltiamo (e spaventiamo) perché qualcuno ha trovato il modo di “farci vedere la scimmietta”, cioè ChatGPT, MidJourney e le applicazioni in rete che sono alla portata di tutti. Ma sono decenni che l’AI sta cambiando le nostre vite, senza troppi clamori, a volte in meglio, a volte in peggio, e quasi mai per una caratteristica intrinseca della tecnologia, semmai - piuttosto - per il modo in cui, di volta in volta, si decide di farci i soldi.
Personalmente, da buon quasi-boomer, ho limitato il mio momento di entusiasmo a quando l’AI è stata usata per resuscitare un brano musicale straordinario, perduto per sempre (?), almeno all’origine, a causa di un banale errore di un tecnico dello studio di registrazione. Parlo di “The Second Arrangement” degli Steely Dan, una canzone diventata leggendaria proprio per il fatto di essere perduta e apparentemente irrecuperabile. Ma senza la rete, che in questi anni ne ha fatto circolare demo gracchianti e altri spezzoni di incerta provenienza, e senza l’avvento dell’AI, non sarebbe mai stato possibile arrivare a questo:
Certo, ridurre tutto l’impatto dell’AI a una questione artistica o estetica ci fa perdere di vista il quadro generale, e con esso le indubbie questioni etiche che ne derivano. Ma rimango convinto che queste ultime abbiamo anzitutto a che fare col problema “cosa intende farne il Capitale”, e solo dopo con la prospettiva che un bel giorno essa decida “cosa fare con le persone”. Perché i due aspetti, non fosse chiaro, sono intimamente legati.
Tornando a “Stiamo Sprecando Internet”, sono reduce da Cagliari, dove ho presentato il libro nell’ambito delle Anteprime del Premio Festival Emilio Lussu.
A parte la meraviglia di poter fare il primo tuffo dell’anno nella spiaggia del Poetto, Manuela Ennas si è confermata la moderatrice più difficile da gestire, nel senso che alle sue domande non sono quasi mai in grado di rispondere senza dare la sensazione di arrampicarmi sugli specchi.
E rimanendo in tema di prestigiosi premi (e di specchi) - anche se mi sto ancora stropicciando gli occhi - a quanto pare sono finito tra i finalisti del Premio Saggistica della Comunicazione, in mezzo a libri molto più seri del mio. Ma evidentemente con “Stiamo Sprecando Internet” devo aver smosso qualcosa, quindi credo di poter fare l’ennesimo strappo alla dieta e alzare tutti i calici del caso :)
Prossimi Appuntamenti
Come dicevo, Giovedì 15 Giugno con Donata Columbro e Chiara Organtini a Roma, per il festival di strada #ScienzaPop.
Venerdì 16 e Sabato 17 a Siena, per la tavola rotonda e la premiazione del Premio Saggistica della Comunicazione.
Venerdì 7 Luglio sarò a Villa Ada a Roma, per il talk di chiusura dell’anno accademico del Quasar Institute of Advanced Design, in compagnia di Paolo Casicci, che dirige il bellissimo web magazine Cielo Terra Design (i dettagli logistici sono in arrivo).
Pagine vive
L’Archivio Capitolino dell’Assessorato alla Cultura di Roma, soprendentemente, è uno degli archivi più liberali e aperti, dal punto di vista della digitalizzazione, in Italia. E’ una vera miniera di documenti, fotografie, mappe. Ci ho già perso diverse nottate, quindi scusatemi in anticipo per i conseguenti debiti di sonno :)
Il portale digitale dei Musei di Berlino, disponibile anche in lingua italiana, è invece un buon benchmark di quello che si potrebbe fare nelle città d’arte italiane, se solo se ne avesse il coraggio. Ricerca libera in tutte le collezioni, open API, open data, insomma molto coraggio, appunto.