"Ma non vedi che sta cambiando tutto?"
Con questa frase i soliti furbi argomenteranno contro qualsiasi istanza, anche la più universalmente accettata, della vita civile. Smascherarli è la necessaria premessa di qualsiasi resistenza.
“Ho bisogno di questo documento per ieri”.
“Ma sono in ferie”.
“In ferie? ma dove vivi? ma non vedi che sta cambiando tutto?”
“Dopo le 10 per ragioni di budget non accettiamo ricette in convenzione”.
“Ma non era un laboratorio di analisi convenzionato?”
“Convenzionato? Ma non vede che sta cambiando tutto?”
“A Marzo affitteremo il foyer a una società di consulenza per il loro incontro annuale”
“Ma siamo un museo o un centro congressi?”
“Un museo? ma non vedete che sta cambiando tutto?”
Potrei andare avanti all’infinito con gli esempi. Quella che Jeff Jarvis chiamava enshittification, il progressivo degrado dello spazio pubblico digitale, sta invadendo in realtà ogni anfratto delle nostre vite. E le imprese politiche dei vari Trump, Musk, Milei e altri improvvisati imbracciatori di metaforiche seghe elettriche autorizzano ogni giorno qualsiasi nostro interlocutore a rispondere così, con un salto logico omnicomprensivo, “Ma non vedete che sta cambiando tutto?”, alla più semplice delle argomentazioni. Come a dire: siamo in un nuovo mondo, siete degli illusi. There is no alternative (cit.). Non contano la razionalità, l’illuminismo, i diritti, le istituzioni. Questi sono attrezzi del Novecento: ciò che oggi puoi o non puoi fare lo decide la tecnologia. Se sei all’altezza di questa accelerazione, potrai fare quello che vuoi a scapito di tutti gli altri. Altrimenti puoi accomodarti nella discarica della storia.
Come sempre, le fasi di riflusso irrazionale della storia umana poggiano su due grandi leve principali. Che non sono, e non sono mai state, la conoscenza, l’innovazione, la fiducia nel futuro, la speranza nella tecnologia e la capacità di usarla. Sono infatti leve medievali, da sempre strette parenti: la paura e l’ignoranza.
Paura e ignoranza, però, non solo hanno storicamente la forza di spingere le grandi masse di “autoproclamati deboli” verso il sostegno dei sempiterni uomini forti, come nella prima metà del secolo scorso. Hanno un’altra grande forza: la creazione di vere e proprie legioni di furbi i quali, pur non avendo compreso nulla del profondo cambiamento in atto, fiutano all’istante che la cosa migliore da fare è segnalare la propria disponibilità a diventare gli Starace, i Farinacci, gli esecutori materiali di qualsiasi forma di prevaricazione. Gli obliteratori al dettaglio di qualsiasi diritto individuale, istanza civica, prospettiva democratica.
Ora quindi, io capisco le alte analisi in cui molti di noi si stanno spendendo per comprendere le profonde ragioni del disastro in atto. Ma non credo ci sia poi da spendere troppe energie nello spiegarsi perché proprio gli Stati Uniti, per molti il paese-faro della democrazia occidentale, abbia ceduto per primo sotto il peso di tutte le sue contraddizioni. Come prevedibile, è stata proprio la land of opportunity a mettersi per prima al servizio di chi, da sempre, professa la necessità di una società predatoria. E solo qualche stordito editorialista cresciuto acriticamente nel mito dello Zio Sam poteva aspettarsi che ne sortisse qualcosa di buono.
Cosa possiamo fare, dunque? Di varie chiamate alle armi e altre letture piene di buone intenzioni ne stanno uscendo parecchie, a cominciare dall’accorato appello (“There is no act to small that you can do”) di Alexandria Ocasio Cortez. Di tutti i suggerimenti, in questi tempi così difficili, ho apprezzato il richiamo a due cose semplici, cioè continuare a far bene il proprio lavoro e a trattare le persone con gentilezza.
Ma personalmente il contributo che mi sento di dare è quello di tenere molto alta la guardia non solo nei confronti delle autorità costituite, ma soprattutto verso tutto questo esercito di privatissimi opportunisti che incontriamo tutti i giorni, in ogni momento della nostra quotidianità. È facilissimo smascherarli: da sempre ispirano ogni loro comportamento alla luce del nuovo vento che tira, con una predilezione naturale per i venti più mefitici. A meno che, naturalmente, non desideriate ingrossarne le fila, nel qual caso state sicuramente leggendo il post sbagliato.