Quando finiscono gli aperitivi
"Stiamo sprecando Internet" alla prova della vita reale, e ai pochi spiragli che è disposta a concederti.

Il vero motivo per cui scrivo libri, come sa chi mi conosce bene, è cazzeggiare con gli amici all'aperitivo che segue le presentazioni. È un proposito che sfugge non solo ai modelli macroeconomici dell’editoria, ma anche alle regole fondamentali della microeconomia del singolo autore, sottraendo risorse alla più banale autopromozione, per non parlare di chi si avventura nelle rutilanti attività di personal branding.
Quando, magari per ragioni personali, come nel mio caso, improvvisamente non hai più il tempo materiale di divertirti in giro per presentazioni e festival affronti un ritorno molto brusco alla realtà. Dover dire di no agli amici che continuano a invitarti alle loro manifestazioni, come ho dovuto fare dalla metà dello scorso anno, è doloroso ma a volte necessario, specialmente quando arriva il momento di restituire almeno un pezzo di tutte le cose belle che hai ricevuto.
In tutto questo può sempre accadere qualcosa di sorprendente. Perché anche quando un improvviso plot twist ti obbliga a smettere di progettare, di pianificare, di prendere iniziative per portare avanti i discorsi del tuo libro, il mondo continua a dirti cose, magari anche solo da quei famosi interstizi del mondo fisico che Internet ci ha sempre insegnato a esplorare.
E così, anche in questi mesi, non ho mai smesso di prendere appunti su Google Keep, partendo - come predico da un po’ - sempre da spunti del mondo fisico, per poi approfondire in rete. Note che magari non diventeranno nulla, ma proprio per la loro indeterminatezza, per il loro costituire forme di pensiero tattico, ti danno la forza di andare avanti.
Man mano che gli spazi nella mia vita iniziavano a riaprirsi (diciamo che ora siamo al 40%) ho ricominciato a leggere cose, visitare mostre, incontrare persone ben selezionate. Ho persino ricominciato a dire “sì” a qualche invito, purché rigorosamente all’interno del Sacro GRA, dove vi fosse l’opportunità di discutere senza remore di spazio pubblico, fisico e digitale, di #Unframing, e di “nuove forme” di libertà di espressione.
E adesso addirittura, a quasi un anno da #IF2023, torno a presentare il mio piccolo saggio. Accadrà in un luogo speciale, lo Studio Campo Boario di Alberto d’Amico, con una persona speciale, l’incommensurabile Marco Giovenale di Slowforward, con tutte le sue infinite propaggini digitali e analogiche.
Lo faremo anche per farci coraggio, in un momento in cui molti segnali negativi sembrano andare tutti nella stessa direzione, e cioè quella di chi, lo spazio pubblico, online e offline, vuole chiuderlo per sempre, o nella migliore delle ipotesi assoggettarlo alle regole del Capitale, che poi è la stessa cosa.
Anche se mi ritroverete più anziano, forse più stanco, sicuramente meno in forma di come mi ricordate, sarebbe bello rivedersi in questa e altre occasioni. E come buon auspicio, pubblico qui un aggiornamento speciale delle Pagine Vive, i siti curati dalle persone che Internet non la stanno sprecando affatto.
Pagine Vive (aggiornamento del 23.10.2024)
Archivo MSSA, una clamorosa collezione di opere d’arte Latinoamericane.
Incommon - performing arts in Italy (1959-1979), un notevole progetto di recupero di un’epoca irripetibile, per le arti performative nel nostro Paese, e per il contesto sociale in cui è maturata.
l’incredibile collezione di Mappe Storiche di David Rumsey